In Italia il 46% della popolazione ha dichiarato di aver letto fino a 3 libri nell’ultimo anno 2012, mentre soltanto il 14,5% ne ha letti fino a 12 o più (dati Istat 2012). Questa è la premessa per presentarvi il “guest post” di Marco Zanette, blogger «fuori dal branco» e per noi esempio di «lettore forte» che ogni anno legge all’incirca tra i 120/150 libri o ebook. Un lettore forte, anzi, ultrastrong che legge e recensisce sul suo biblioblog.
Possiedo un ebook reader da oltre un anno. Le mie prime impressioni sull’uso dell’oggetto e su altre storie (il Kindle, il DRM) le ho già raccontate qui, quindi cerco di non ripetermi.
Nel mio caso, la lettura digitale NON ha ucciso quella cartacea. Tutt’altro: i due modi di leggere non sono diventati alternativi, né in competizione.
Adoro sfogliare le pagine reali, così come è piacevole la lettura digitale in condizioni in cui leggerezza e funzioni tecnologiche avanzate fanno la differenza.
È anche vero che non sono un nativo digitale, e quindi ho avuto modo di innamorarmi del nuovo mondo senza rinnegare il vecchio.
Amo perdermi nelle librerie e nelle biblioteche (adoro quella del piccolo paese in cui abito, con la bibliotecaria che mi chiama per nome e a volte mi impone specifiche letture 🙂 ), e mi dispiacerebbe assai se scomparissero – soprattutto le biblioteche pubbliche e gratuite, che sono i granai della nostra fame di cultura – .
Con le librerie, ultimamente, ho sviluppato un rapporto conflittuale.
La mercificazione del libro ha raggiunto livelli per me intollerabili: prendere in mano un libro da una pila di centinaia di copie, leggere la quarta di copertina e apprendere che quello che ho in mano è sempre «il miglior romanzo del secolo», «opera irrinunciabile», «straordinario campionario di emozioni», mi genera immediatamente una reazione di ripulsa.
Se un libro inizia ad assomigliare a un detersivo, e ognuno è quello che lava più bianco, vuol dire che l’offerta non è rivolta a me, «lettore forte», ma a un’altra categoria – quella che deve essere spinta in massa a comprare il libro che TUTTI consigliano e TUTTI leggono – .
Così, mi ritraggo e poso nuovamente l’oggetto sull’immensa pila, e ripenso a quel che diceva il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi quando gli chiedevano se avesse letto un certo libro: «È stato pubblicato da almeno 40 anni? Perché se non ha resistito almeno così tanto, non ha poi un gran valore».
Io non sono così integralista, ma la quantità di libri “appena usciti” che leggo è una frazione minoritaria di quanto leggo in generale (stimo una trentina sui 120/150 annui che leggo ogni anno).
Ci sono decine di migliaia di capolavori già riconosciuti che non riuscirò mai a leggere nel corso della mia vita… ad essi dedico la maggior parte della mia capacità di lettura, e poi lascio che sia la curiosità a portarmi su qualcosa di appena uscito.
Contano molto (anzi moltissimo) i consigli delle persone amiche, di cui conosco gusti e inclinazioni; o delle persone che, nelle community come aNobii, hanno in qualche modo gusti simili ai miei. Ma conta anche la curiosità o la lettura di qualche pagina sfogliata a caso, e farlo con libri di carta è più piacevole.
Mentre in biblioteca (e sempre meno in libreria) vado a naso, per le mie letture digitali acquisto su alcuni store on line con un paio di linee guida: mai libri con il DRM e costi massimi che non superino la metà del corrispondente cartaceo. Non posso concepire che un ebook costi solo il 15 o il 20% in meno del cugino fisico.
Approfitto grandemente delle offerte, che mi sembrano però in netta diminuzione negli ultimi mesi (o forse si stanno spostando su libri che mi interessano di meno).
E poi, c’è il “lato oscuro”. Da questo punto di vista, il libro in formato elettronico sta vivendo lo stesso fenomeno che si visse con la musica quando si diffuse l’mp3: ovunque appaiono libri come se piovesse, ben oltre la reale possibilità di leggerli, e qualsiasi titolo si desideri lo si ottiene, anche se appena apparso sul mercato.
È evidente che la diffusione del Kindle e – nell’ultimo Natale – del Kobo hanno generato un’incredibile fame (e relativa offerta) di libri “aggratis” :-).
Per esempio, sapendo che sono un lettore forte e forse anche apprezzando alcune delle recensioni che faccio su aNobii o sul mio biblioblog, moltissimi mi mandano spontaneamente ebook solo perché li ho pubblicati sulla mia wish list: credo, oggi, di avere libri da leggere a sufficienza per almeno due-tre anni.
È un fenomeno positivo? A mio avviso, tutto ciò che può creare cultura lo è.
Penso che, come accadeva per la musica, buona parte di quegli ebook resti nelle biblioteche individuali digitali senza mai essere letto, per il semplice piacere di averlo: ma quel che viene letto, anche se di qualità discutibile, non può far male.
Non credo che chi ottiene ebook gratis si metterebbe, comunque, a comprarli tutti. Non penso dunque che, in realtà, questo frullare vorticoso di ebook autoregalati (e spesso autopubblicati) sia il problema principale degli editori di oggi, o il principale motivo per il crollo delle vendite.
Il problema – a mio avviso – è la scarsa qualità di quel che si vende, rispetto al clamore con cui si pubblicizza un nuovo libro. Sì, potete fregare una volta milioni di persone, ma non due o tre volte uno che ama leggere: dopo un po’ che strillate a vanvera, inevitabilmente il Buon Lettore lo perdete, lo sfiduciate.
Anche perché un Buon Lettore come me, se trova un buon libro, ama averlo sia come ebook sia in versione cartacea.
Continuerete a vendere pacchi di “sfumature”, certo, ma quelli saranno i primi lettori che domani compreranno altra merce, e non è detto che sia un libro.
Questa realtà dimostra anche quanto sia patetico, da parte degli editori e degli autori e degli agenti (perché in questa triangolazione non si capisce chi sia il colpevole), il tentativo di proteggere i propri diritti con il DRM: una “protezione” che qualsiasi nerd sa togliere e che provoca disagio e fastidio solo al legittimo acquirente dell’ebook.
Marco Zanette è su aNobii con la sua libreria di letture e potete seguire i suoi pensieri nel blog luposelvatico.
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Condivido molto di quanto qui detto, io leggo libri su queste cifre;spero in un evoluzione digitale più tecnica e pratica.
Il libro se rimarrà l’era digitale è morto. La Wacom ha annunciato una tavoletta digitale ad alta risoluzione…
Chissà cosa potremo farci?
Ci saranno sempre nicchie editoriali che vedranno prevalere la carta sul formato digitale: penso ai libri d’arte, o alle graphic novel…certo, per quanto riguarda la narrativa penso che il futuro vedrà la salvezza di un sacco di alberi:-)))
Condivido appieno il pensiero sull’integrazione tra carta e digitale. Noi lettori abbiamo chiaramente una visuale diversa rispetto a quella degli editori…non vogliamo che una “metodologia” soppianti l’altra, ma che ci sia un’armonia di fondo che renda la lettura piacevole in ogni situazione.
La questione dei DRM, poi, è tutt’altro che risolta e le conseguenze negative ricadono solo sul lettore, purtroppo.
Ad ogni modo non posso far altro che essere invidioso del tuo record di libri letti, ma fiducioso che si possa essere spronati a una maggiore voglia di scoprire “nuovi mondi e realtà” attraverso la lettura.:-)
Si, la lettura serve ad aprire la mente verso tutti i mondi possibili e verso quelli immaginabili, dunque potenzialmente possibili:-)
Nessuna invidia, dai. la lettura veloce è un metodo ma non produce necessariamente un lettore più felice:-)
Anch’io leggo classici o comunque seguo la mia personale inclinazione. Di libri appena usciti ne leggo pochissimi (e di solito quando sono ebook in superofferta). In effetti la mia biblioteca digitale mi basterebbe per un annetto.
Sono un lettore “medio”. Non ho mai contato i libri che leggo, ma credo siano fra i 10 ed i 20 l’anno. Non posseggo un ereader, ma usufruisco molto del web per attività annesse alla lettura (anobii, recensioni, approfondimenti). L’ereader lo trovo per ora superfluo per le mie esigenze di lettore, appunto, medio. Eppure non trovo “preoccupante” la diffusione degli e-book. Sarà perchè non ho mai vissuto il libro come qualcosa di sacrale, ma solo come un “supporto”, non necessariamente “migliore” di altri. In un vecchio libro sulla nascita della stampa a caratteri mobili erano allineate molte “preoccupazioni” dell’epoca a riguardo della “quantità” che rischiava di soppiantare la “qualità”. Ma non credo che questo tema, “quantità vs. qualità”, sia da minimizzare con un semplice “è andata sempre così”. In estrema sintesi credo che, forse, più che la “quantità” conti il contesto storico e culturale in cui si formano quelli che Marco chiama “buoni lettori”. Esagerando un po’ porto ad esempio “Il Milione” di Marco Polo e “Il Mondo Nuovo” di Vespucci, furono due furbesche operazioni “editoriali” (per altro a tutt’oggi sospette agli occhi di molti), ma, al contempo, due preziosissimi inneschi culturali. Se interessa ho detto qualcosa su “La rivoluzione del libro” qui: //gruppo_lettura.blog.tiscali.it/2012/03/07/citazionando-da-le-rivoluzioni-del-libro-di-e-eisenstein/ e abbiamo “polemizzato” con un amico sulla “quantità vs qualità” qui //gruppo_lettura.blog.tiscali.it/2013/01/22/con-la-cultura-non-si-mangia/ e qui //gruppo_lettura.blog.tiscali.it/2013/03/15/dibattito-sulla-cultura-fra-sacro-e-profano/
Sostanzialmente d’accordo su tutto, ho comprato un ereader alla fine del 2011 e in un anno ho acquistato una 40ina di libri, cifra a cui non sarei mai arrivato se avessi dovuto acquistare libri cartacei. Io però non leggo solo romanzi, quasi la metà sono saggi di vario genere e devo dire che ci sono ancora limitazioni legate all’impaginazione non sempre all’altezza, oltre al prezzo che alcune volte è ignobile (25 euro per un ebook è un’esagerazione) e agli odiosi DRM tra l’altro di nessuna utilità pratica.
Per quanto riguarda l’oggetto ebook reader secondo me può interessare alla lunga solo lettori abituali, infondo è un oggetto che costa intorno ai 100 euro, perchè mai dovrebbe spenderli un lettore casuale che legge solo 2-3 libri all’anno e semmai solo romanzi pubblicizzati come vincitori di un qualche premio?
Concordo.Anche se il Kindle ed il Kobo, ad esempio, sono stati comprati anche da molti lettori “deboli” in quanto oggetto fichissimochebisognaassolutamenteavere, e oggi magari quegli oggetti prendono già polvere nei cassetti…sono abbastanza vecchio per ricordare che, in un certo Natale degli anni ’80, tutti impazzirono per il Commodore Vic 20:-): se ne vendettero a camionate, ma ricordo che dopo un po’ sul mercato dell’usato se ne trovavano a poche migliaia di lire:-)
Ah si sicuramente soprattutto Kindle e Kobo che almeno in Italia sono i nomi più conosciuti. Ma gli ebook reader hanno come rivali i tablet che se non sono convincenti per un lettore assiduo lo sono sicuramente per uno casuale. Vuoi mettere quel super schermo HD con il bianco e nero degli ereader? 🙂
Con la tecnologia attuale penso che un produttore di lettori di ebook digitali debba cercare un ulteriore profitto da accordi con una libreria digitale o con la creazione di un proprio sistema di vendita online, non penso che Sony per esempio possa essere esageratamente soddisfatta dei guadagni derivanti dalle vendite del solo lettore.
Poi a volte ci si dimentica che i due fattori che fanno la differenza negli ebook reader sono (secondo me) la durata della batteria e l’esperienza di lettura che ora nessun altro gadget elettronico può eguagliare. Ma il futuro dei lettori di libri digitali non è per forza legato alla tecnologia e-ink. Una nuova tecnologia a basso consumo e con uguale sensazione visiva può cambiare tutto. Rendendo l’ebook reader più ricercato dalle masse.
Condivido parecchi pensieri dell’autore dell’articolo, sono un buon divoratore di libri (circa una 20 all’anno e anche di più), con l’ebook devo dire che oramai da due anni è un “amico” inseparabile (me lo porto pure in viaggio e se ci sono 12 ore di aereo con l’ebook passano via senza pensarci). Ho il mio genere preferito fantasy/horror/fantascienza, e trovo molti libri in formato digitale di novelli scrittori che a volte mi lasciano senza parole (magari fossi cosi bravo a scrivere), a volte la qualità non è eccelsa, ma mi piace dare una seconda opportunità, perchè nessuno è nato con la penna.
Riprendendo l’esempio del VIC-20, tutti lo comprarono e pochi lo usarono, quei pochi che continuarono ad usarlo oggi sono quelli che hanno contribuito alla storia informatica di questo paese dagli anni 80 in poi (veniamo definiti “nativi digitali” o “retrocomputer”). Purtroppo crea dispiacere sapere che siamo (sempre), l’ultimo paese a livello di informatizzazione e di gestione del sistema informatico, che unito ad un “disprezzo” del diritto d’autore, mina costantemente un mercato in affanno, sarò una mosca bianca, ma sono anni che acquisto libri e giochi originali, e stranamente mi piace e non mi crea fastidio (a sentire certa gente:”ma che fai lo compri..ufff….dammi una chiavetta te la passo io, ufff vai qua e trovi tutto…ma sei pazzo stai pagando??”, poi se loro fanno qualcosa e qualcuno lo copia sono pronti ad azzannare il mondo).