Chi ha paura dell’ebook?

Tra le persone che leggono c’è un gran numero di lettori, anche «forti», che ancora è molto scettico di fronte all’ebook. In tanti non sanno neanche quali siano i device e i formati da leggere o non conoscono i più comuni programmi per convertire gli ebook.

Da qui nasce l’idea della campagna fotografica (qui pubblicata per gentile concessione dell’editore) «Non aver paura dell’ebook!» della giovane casa editrice torinese Zandegù. Realizzata dalla grafica e fotografa Valeria Milanese, è incentrata sull’idea di contrapporre l’ereader (nelle foto il protagonista è un Kindle) a qualcosa di «notoriamente pauroso».

Ecco allora in scena accanto all’ereader la mela avvelenata che la strega porge a Biancaneve o un coltello insanguinato stile Psycho, oggetti emblematici che diventano simboli di un preconcetto da sfatare: l’ebook non fa male, lettore, e non ti giudicherà, se ogni tanto lo preferirai alla carta.

«Non aver paura dell’ebook!».

Non ti fa ingrassare.

Non ti ferisce.

Non ti avvelena.

Non ti uccide.

Slogan immediati, come lo sono le immagini che li veicolano.

Che l’Italia sia ancora indietro in fatto di accettazione delle nuove modalità di lettura digitale è ormai un dato di fatto, e ce lo diciamo sempre più spesso.

Non dobbiamo, però, dimenticare che accanto ai nostalgici a tutti i costi e agli editori ancora restii a lasciarsi andare, c’è chi parla di ebook anche con idee fresche (e scanzonate) come queste.

Dato che la loro campagna pubblicitaria ha attirato la nostra curiosità, diciamo qualche parola su Zandegù.

Nasce nel 2005 come casa editrice tradizionale, attraversa poi un periodo nel quale sospende le pubblicazioni per poi rinascere nel 2013, come l’araba fenice, con una diversa identità di editore digitale.

Ancora pochi i titoli in catalogo. Al momento realizza due collane: «Gliuni», che raccoglie reportage narrativi di ironia sferzante, e «Glialtri», che in manuali surreali o seri tratta i temi attraverso una vena ironica e irriverente. Un solo titolo per ora ne «I Bignè», piccoli bignami letterari a fumetti che hanno l’intento di raccontare in poche tavole illustrate i grandi classici della letteratura.

La sua scelta di editoria digitale Zandegù la spiega così attraverso le pagine web del sito:

«Ci siamo proposti di pubblicare solo reportage, guide e fumetti brevissimi che non avrebbero una collocazione sul mercato editoriale tradizionale, opere pensate apposta per ereader, tablet and co. E lo abbiamo fatto proprio per avvicinare coloro che al libro tradizionale non rinunceranno mai».

Non si tratta quindi di una lotta antagonistica, ma di una ricerca d’integrazione della lettura digitale con la lettura su carta.

Li abbiamo incontrati in un momento del Digital Festival di Torino. Faranno il bis al Salone del Libro, infatti il 17 maggio dalle 10 alle 14 allo stand del @digital_fest ci saranno con la novità anticipata da Marianna Martino, l’animatrice della casa editrice: «Non aver paura dell’ebook!» sarà il tema e il leitmotiv di alcune mini video-interviste che verranno girate sul posto ad addetti ai lavori e appassionati di lettura digitale.

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10 Comments

  1. pubblicità carina. ma io proprio non ci riesco a leggere con l’ebook. sono troppo legato al libro come entità fisica, come manualità, come oggetto, forse anche come feticcio, la rilegatura, la copertina, il profumo. ho provato, più volte, ma non riesco. e comunque sono molto perplesso. voglio proprio vedere tra, diciamo, dieci anni, leggere un vecchio ebook con un nuovo tipo di lettore (software, hardware ecc)che saranno attivi in quegli anni. se fanno come con i cd rom stamo freschi, dopo qualche anno sono illeggibili causa formati obsoleti o sistemi operativi avanzati ecc. un libro invece è sempre lì, pronto per essere letto. va solo sfogliato, un pò di luce e via, tra 500 anni , sapendo la lingua ovviamente, il libro sarà sempre pronto. provate voi tra 500 anni con un kindle… auguri.

    • Sei così sicuro che la carta, spesso non proprio di qualità splendida, reggerà quei 500 anni? Io maneggio carta di quell’età per lavoro, se non l’hai tenuta come dio comanda… (pensa anche alla magnifica carta acida anni ’30, la qualità dei materiali conta eccome!)

      Detto questo, verissimo che le tecnologie cambiano, ma un file si può sempre copiare, decriptare, modificare, la continuità tecnologica si riesce tranquillamente a portare avanti. È sempre una questione di attenzione (come con la carta, del resto!).

    • Patrizio says:

      I gusti sono gusti. Noi che viviamo il passaggio saremo eternamente divisi in merito. Le nuove generazioni nemmeno si porranno il problema. I nativi digitali nemmeno prenderanno più in considerazione i libri di carta. Lo stesso accadde con le prime macchine da scrivere. Tra 500 anni nessuno saprà più cosa sia un vinile, un CD, un DVD, ecc. Lo stesso accadrà ai libri. Praticità, ecologia e leggerezza avranno la meglio sui sentimenti nostalgici. Date un registratore a cassette e un ipod a un bambino di 3 anni e vedete quale userà con più facilità.

    • Riccardo Gagliano says:

      Ciao buzz53. Anche io sono un amante della carta!:-) L’idea, come anche il messaggio che volevo veicolare, non è quello di sostituire in tutto e per tutto la carta, ma quella di sfruttare al massimo le potenzialità dei nuovi dispositivi. Come scritto nel post, non si auspica ad una sostituzione ma a una integrazione.

  2. Attenzione: mi dicono che anche i libri cartacei non abbiano più la durata di una volta. Mentre in passato ci si poteva anche aspettare che un libro durasse i citati 500 anni, oggi è quasi certo che con la carta moderna la durata non dovrebbe superare, ben che vada, al massimo un centinaio d’anni…

    • Riccardo Gagliano says:

      Purtroppo Pietro ha ragione!La qualità di carta utilizzata oggi, come anche le modalità di rilegatura, non garantiscono certo la resistenza sperata. Motivo per il quale molti volumi antichi sono giunti a noi nonostante il peso del tempo e tanti altri di produzione contemporanea sono, già dopo pochi anni, da buttare via.

  3. A prescindere dalla qualità della carta invece che pensare all’odore o alla praticità del libro pensate agli alberi. Viviamo in un mondo dove lo spreco e lo sfruttamento delle risorse sono all’ordine del giorno quindi invece di pensare al “materiale” come qualcosa di assoluto iniziate a guardare il contenuto, sicuramente la cosa più importante di un libro.

  4. Giuseppe says:

    Alcune persone che mi dicevano che non avrebbero mai letto un libro su un ereader, ora, a distanza di tempo, una volta provato, ammettono, quasi meravigliati, che difficilmente ritornerebbero “esclusivamente” al libro cartaceo. Certo, rendere più facile, comodo e diffuso l’usufruizione e l’accessibilità di questi strumenti contribuirebbe a far diminuire di molto le resistenze pregiudiziali.

  5. Pingback: Paura, eh?! « Scripta Manent

  6. Sono tre anni che sono passata al digitale e sono molto soddisfatta, non ho nessun rimpianto per i libri cartacei.
    Chi mi ha a volte detto “ma non è lo stesso picere che si ha sfogliando un libro di carta” in realtà non sa di cosa parlava (e di solito non erano grandi lettori).
    Da quando sono passata al digitale ho più che raddoppiato il numero di libri letti in un anno per vari motivi e soprattutto per il minor costo (anche se si potrebbe fare di meglio) per la praticità (me li posso portare ovunque) e perchè dopo aver riempito tutta casa di libri mi ero ripromessa di darmi un freno: non sapevo più dove metterli, problema che con il digitale non si pone.
    Per quanto riguarda “il profumo della carta” e “il piacere di sfogliare” da non sottovalutare anche il fastidio di doverli spolverare e l’ingiallimento delle pagine con conseguente cattivo odore che si ha con il passare del tempo, specialmente per le versioni economiche.
    Prima di giudicare provate: non tornerete indietro.