È arrivato in Italia Kindle Unlimited, la formula Amazon per leggere ebook in abbonamento.
Nel nostro Paese viene offerto a 9,99 euro al mese e come già per il lancio negli Stati Uniti permette di leggere su più dispositivi oltre ai Kindle, quindi anche su smartphone, iPad, tablet (grazie alle app gratuite Kindle per Android o per iOS) e su pc. Il lancio in Usa è stato sui 9,99 dollari (al cambio attuale pari a circa 8 euro).
La prima reazione per un lettore forte è di buona accoglienza per l’iniziativa, ma è bene approfondire alcune considerazioni.
Il mercato italiano in quanto a rilascio di titoli in digitale non brilla, e questo è risaputo. Il lancio pubblicitario di Amazon quindi “strilla” l’offerta dei 700mila titoli in lingue straniere e su quella fa misurare tutta la possibilità di lettura «illimitata». È bene però valutare che i titoli in italiano in Kindle Unlimited sono 15mila e nel novero sono contate molte opere selfpublishing. Considerando poi che attualmente gli ebook in Italia si contano oltre le 100mila “manifestazioni” (ossia i diversi formati di pubblicazione di titoli) potete già farvi un’idea delle proporzioni del catalogo.
Detto ciò, se siete lettori forti in lingua inglese, non vi è dubbio che K Unlimited offra la varietà maggiore di titoli anche rispetto ad altri servizi di ebook in abbonamento come Oyster, che mette a disposizione circa 500mila ebook, oppure Scribd e Bookmate, che vantano ognuno 400mila titoli. Per un raffronto dei nomi e delle offerte nel campo ebook in abbonamento vi rimandiamo a un nostro precedente post, che altro non è che uno studio di settore.
Kindle Unlimited può essere provato gratis per 30 giorni, nei quali vi sarà possibile consultare e valutare con maggiore attenzione il catalogo.
Nel frattempo tenete d’occhio quanto succede intorno, perché in Italia già opera Bookstreams.it ma con un’offerta su circa 2000 titoli di piccole e medie case editrici in abbonamento a 4,99 euro per la lettura fino a 3-4 ebook al mese. È poi in corso la sperimentazione di Bookolico, annunciato con un catalogo sui 2000 titoli e atteso per fine anno con abbonamento a 9,90 euro mensili per lettura illimitata in streaming e offline.
Non vi neghiamo che l’assenza in Kindle Unlimited di molti marchi editoriali come per esempio Feltrinelli, Adelphi, poi tutti i marchi del Gruppo Mondadori, cioè Einaudi, Sperling & Kupfer, Piemme, Codice Edizioni, e poi tutto GeMs (Gruppo editoriale Mauri Spagnol), vale a dire Bollati Boringhieri, Salani, Garzanti Libri, Chiarelettere ecc., fa presagire che su altre piattaforme si giocherà una diversa partita. Il Mondadori Store che ha in casa Kobo starà forse a guardare? C’è poi in primo piano Ibs – afferente a Messaggerie e GeMS – che ha di recente stipulato l’alleanza con Tolino e a breve porterà la vendita di ebook in libreria, proprio nelle Librerie Ibs e presso i librai indipendenti.
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Non so quanto una cosa del genere possa prendere piede in Italia. Che ci piaccia o no, un’enormità di persone più o meno giovani scarica a sbafo utilizzando mezzi poco leciti. È lodevole il tentativo di cercare di arginare la pirateria mettendo a disposizione metodi legali per fare abbuffate di contenuti, ma credo ci sia il rischio di cannibalizzare gli introiti degli scrittori. Se penso a chi vive di scrittura, tremo al pensiero che un libro venga messo in vendita ad un prezzo forfettario insieme ad altri. Può forse essere un vantaggio per il catalogo arretrato, per far sì che un autore venga conosciuto a fondo, ma se fossi uno scrittore mi guarderei bene dal mettere a disposizione un’opera appena ultimata in un modo simile. Punterei semmai ad abbassare l’IVA una volta per tutte (e mi sembra che qualcosa si stia cercando di smuovere in Europa quest’anno) in modo da equiparare l’ebook al cartaceo. Al solito, la cecità degli operatori del settore e delle istituzioni lascia campo libero a chi vuole far soldi sulle spalle degli altri (per tanti versi Amazon è eccezionale, le sue politiche verso chi crea un po’ meno, così come i suoi bilanci e le tasse pagate in posti assurdi).
Il prezzo sembra anche accettabile, ma forse invece che puntare su un ridotto numero di opere, vista la resistenza -secondo me sensata- di molte case editrici, era meglio stringere accordi che dessero accesso completo al catalogo arretrato, lasciando le novità alla normale compravendita. Magari ci hanno già provato e gli hanno risposto picche, chissà.
Ciao Pat, penso proprio tu abbia centrato la questione delle questioni. Ciò che più preoccupa gli editori e, di conseguenza, anche gli autori, è il timore di guadagnare poco da un modello “all you can read”. Ora, non ho intenzione di trasformare questo commento in uno spot pubblicitario, ma ci tengo a dire che l’attenzione principale di Bookolico è volta proprio a dare una soddisfacente retribuzione agli editori. In che modo? Nelle prossime settimane renderemo noti i dettagli del nostro modello ma, quello che posso dire fin da ora, è che il 70% degli incassi del nostro servizio, viene girato agli editori. Direi che questo denota la nostra intenzione di creare un modello economicamente sostenibile per gli editori. Ci sarebbero molte cose da approfondire ma, come detto, non voglio trasformare questo commento in uno spot, quindi mi fermo qui. Mi fa comunque piacere che sia nato un dibattito su questi argomenti negli ultimi giorni 🙂
Marco
Marco, bentrovato. Siamo ben lieti se contribuisci con notizie di prima mano e fai raffronti che partono dall’esperienza diretta che avete in Bookolico.
Il prezzo per me è addirittura esagerato, comunque la trovo una proposta interessante in prospettiva, se per esempio editori o distributori italiani la riprendessero con un maggior numero di titoli a disposizione. Direi però che a questo punto il device dovrebbe essere fornito in comodato d’uso, un po’ come il decoder di Sky: ti compro i libri, tu mi fornisci lo strumento per leggerli. .
Ecco, appunto. È che poi alla fine da un dito vogliamo il braccio. Non dimentichiamo che dietro a un libro o un ebook c’è il lavoro di uno stuolo di persone e il lavoro va pagato. Nulla di personale, Giovanni, ma ritengo che il lavoro vada pagato a tutti, anche a chi scrive libri, non solo agli operai di questa o quella fabbrica. In Italia ultimamente mi sembra che il concetto che tutto debba essere a portata di tutti a costo ridottissimo cozzi duramente con chi poi rivendica il posto fisso, le ferie, la malattia, la tredicesima e quant’altro. Anche le questioni sul prezzo ‘eccessivo’ degli ebook reader le trovo inutili. Spendere 129 euro per chi legge davvero (non solo un libro in spiaggia ad agosto) equivale sì e no a 7/8 libri. Vista la tecnologia che c’è dietro direi che il prezzo sia più che accettabile oggi come oggi.
Che poi il mondo stia cambiando, bisogna prenderne atto, per carità, ma non pretendiamo la luna. La cultura è un bene essenziale, ma da qui a dire che per fruirne dovremmo pagare meno di quanto costi produrla mi sembra assurdo.
È pur vero che viviamo nel paese in cui si spendono 900 euro per uno smartphone evoluto che usiamo solo per mandare messaggini e postare baggianate su Facebook e poi storciamo la bocca se un ebook costa più di €4,99 o ci sono da pagare €0,89 l’anno per usare servizi di messaggistica gratuita…
Io non me la prendo, per carità, stiamo solo scambiandoci opinioni personali. Posso solo dire che per i pochi libri che ho scritto non ho trovato nulla da ridire quando l’editore mi ha proposto un pagamento fisso e la cessione di tutti i diritti. Voglio dire che ci sono modi diversi di intendere il pagamento della propria attività, non dobbiamo per forza fissarci sul pagamento di royalties legate alla vendita o cose simili. Per quanto riguarda il legame tra prezzi e tecnologia, non sono d’accordo: gli ebook sono più o meno identici da anni (touch screen e led, qualche miglioria sulla definizione ma insomma poca roba), quindi ricerca da pagare non ce n’è molta. La mia idea di comodato d’uso nasce proprio dall’abbonamento, in effetti se ci pensi Amazon ha lanciato l’abbonamento e ritoccato al ribasso il prezzo del suo device entry level (che comunque è molto migliorato). Non è gratuito, ma costa poco. E’ vero che insomma 130 euro rispetto alle cifre che girano per smartphone e tablet non sono granché, ma non è nemmeno paragonabile la versatilità di quegli strumenti rispetto agli ereader. Io comunque sono dell’idea che il prezzo di tablet e smartphone sia legato all’appeal che hanno sul mercato, non ai contenuti tecnologici intrinseci, e che insomma non sia la tecnologia a dettare il prezzo nel settore dell’elettronica di consumo.